Insomma, buon senso e storia delle lingue vorrebbero che a parlare si fosse sempre almeno in due. Il genere umano, è noto, si dimostra spesso restio a imparare dalla sua storia, figuriamoci quindi se presta attenzione alle parole. Accade così sempre più di frequente che come interlocutore si scelga il vento: un ottimo ascoltatore che alle chiacchiere preferisce la tempesta.

(a cura di Alessandro Masi, dal supplemento Sette del Corriere della Sera)

Norimberga, 03.11.2016