La presentazione, guidata dalla Dott.ssa Martina Conti studentessa in scienze linguistiche e comunicazione interculturale presso l’università per stranieri di Siena, ci ha guidati nella scoperta della televisione italiana dalla sua nascita sino ai giorni nostri. Dopo una breve presentazione dei maggiori dialetti italiani, la Dott.ssa ci ha fatto notare come il dialetto toscano sia il dialetto italiano vero e proprio e che, i tre famosi autori della letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) abbiano scelto il fiorentino come lingua ufficiale italiana. Durante il ventennio fascista fu vietato nelle scuole l’utilizzo del dialetto, e proprio grazie alla scuola e alla diffusione della radio, si iniziò ad avere un processo di unificazione della lingua.

Essendo che vi erano molti analfabeti, dal 1954 in poi con l’avvento in Italia della televisione, grazie all’accoppiamento dei suoni a delle immagini in movimento si fece sì che anche gli analfabeti potessero comprendere allo stesso livello delle persone istruite. L’allora unica ente trasmettitrice della tv fu la RAI, e uno dei suoi primi e più famosi programmi di intrattenimento fu “Carosello”.

Questo programma, nato negli anni 60, aveva un duplice scopo: il primo, di intrattenimento, mentre il secondo, commerciale. La Dott.ssa ci ha fatto notare come in particolar modo fu importante la pubblicità “sembra facile” in cui l’omino con il baffo viene rappresentato con le lettere che scorrono sulle sue labbra cercando così ancor di più di educare gli analfabeti. Ma vi fu anche un personaggio in particolare che contribuì affinché i bambini avessero dei modi di dire presi dalla televisione, es. “ma cosa mi dici mai” nato grazie a Topo Gigio. Successivamente si vedrà in RAI a un programma televisivo per l’insegnamento diretto dell’italiano. Infatti vi fu la classe del professor “Manzi” cui suoi alunni erano adulti o addirittura anziani analfabeti.

Alla fine degli anni 60, l’Italia vive un periodo di benessere economico per cui ogni famiglia poteva permettersi una televisione. A tutto ciò si unì anche un aumento dei canali RAI, con conseguente aumento dei programmi tv. Uno dei nuovi programmi televisivi fu “Fantozzi” che per decenni ha dominato nella tv degli italiani, lasciando frasi ed espressioni tutt’ora utilizzate dalla popolazione nella vita quotidiana come “la nuvola di Fantozzi” o “l’utilitaria” con il quale gli italiani indicano l’automobile.

Nel 1976 la RAI perde il monopolio televisivo e subentrano televisioni private come Telemilano. Nel 1977 si ha il grande boom della tv a colori. Essa diventa prettamente commerciale e l’obiettivo si sposta sul vendere e non più sull’insegnare. Nascono le prime pubblicità brevi e coincise, nascono i programmi divulgativi di linguaggi tecnici e scientifici, e si inizia a perdere il controllo del linguaggio nella televisione.

Negli anni 2000 si vede la reintroduzione di termini dialettali in alcuni programmi tv, e inoltre si vede la nascita dei reality show dove unico obiettivo è la spettacolarizzazione della vita privata delle persone. Anche attraverso i reality show si assiste alla diffusione di espressioni scurrili e alla nascita di nuove parole utilizzate nella vita quotidiana, come “nominare” o “confessionale” che, come detto dalla Dott.ssa Martina, esse avevano già un significato legato al mondo della religiosità ma che con l’avvento dei reality show, gli italiani hanno utilizzato con un diverso significato.

La Dott.ssa conclude la sua presentazione lasciandoci con una domanda a cui tutti noi siamo invitati a rispondere: “In quale altro modo la TV, potrà influenzare la lingua italiana?”

Norimberga, 25.02.2018 Adriano Gervasi