Ed è proprio attraverso questo presunto “paradiso” che la nostra relatrice, la Dott. ssa Francesca Tani, ci ha voluto trasportare durante il nostro consueto appuntamento del venerdì. Non possiamo parlare di una storia tanto antica, quanto complessa, come quella di Napoli senza partire dalle origini del nome stesso: in origine ci fu “Partenope”, in quanto la città venne fondata intorno al VII secolo a.c. dalla comunità cumana, proveniente a sua volta dalla Grecia; Partenope è il nome di una figura mitologica, ovvero una sirena che si uccise dopo essersi innamorata follemente di Ulisse e che non fu in grado di accettarne il rifiuto. È solo nel VI secolo a.c. che la città sarà rifondata ex novo con il nome di Neapolis (dal greco “nuova città”). Nel 326 a.c. si concluderà, infine, questa parentesi greca poiché, in seguito alla conquista della città da parte dei romani, Napoli diverrà un porto di fondamentale importanza, fulcro del commercio italiano ma anche di un’intensa attività culturale ed artistica. 


Il 5 luglio 1224 il grande imperatore Federico II di Svevia fondò qui la celebre Università di Napoli, il più antico istituto europeo nel suo genere, in cui venivano insegnate diritto, teologia, medicina e le più note arti liberali. Il grande ensemble culturale che caratterizza tanto la città affonda le sue radici nella lunga serie di dominazioni e dinastie straniere che si sono succedute su questo territorio. Anzitutto, dopo il dominio romano, la città fu in mano agli svevi fino al 1226; nel 1442 toccò agli Aragonesi per passare poi nel 1734 a Carlo di Borbone. Infine, il meraviglioso capoluogo poté tornare in mano agli italiani, grazie alla celebre “Spedizione dei mille”, ed entrare ufficialmente a far parte del Regno d’Italia nel 1860. 


Il nostro tour ha inizio al mattino presto, momento in cui la popolazione locale si reca presso il celebre mercato di Porta Nolana, le cui origini risalgono addirittura al XV secolo; qui si ha la possibilità di acquistare giornalmente dell’ottimo pesce fresco, tra cui spicca il noto capitone, insieme a frutta e verdura. Attraversiamo poi la nota via “Spaccanapoli”, ovvero l’antico decumano inferiore; insieme con il decumano maggiore e il decumano superiore (decumani di Napoli), essa è una delle tre strade principali dell’impianto urbanistico progettato in epoca greca  e che attraversavano l’antica Napoli in tutta la loro lunghezza. Per tale strada siamo in grado di raggiungere le più importanti architetture religiose della città: la Chiesa del Gesù Nuovo, Santa Chiara e la Chiesa di San Domenico Maggiore; queste tre strutture ci permettono di osservare da vicino l’influenza delle varie dominazioni, che si esprime proprio attraverso lo stile architettonico di ciascuna. 


Ma non è soltanto all’esterno che l’importanza della religione appare tangibile. Il nostro tour, infatti, prosegue nel sottosuolo dove è possibile meravigliarsi all’interno delle famose Catacombe di San Gennaro: nonostante la città abbia ben 52 patroni, questi resta una figura di assoluta importanza, tanto da essere considerato il santo più venerato al mondo con i suoi 25 milioni di fedeli. La realizzazione delle catacombe a lui dedicate risale al II secolo d.c.; a differenza di quelle romane, l’altezza delle mura ha permesso la costruzione di una chiesa al loro interno (la Basilica di San Agrippino), oltre ad ospitare ben tremila tombe e pitture di epoca paleocristiana dal valore inestimabile. L’importanza del culto dei morti ci appare chiara anche in un altro ossario di grandi proporzioni, noto come il Cimitero delle fontanelle: in origine una cava di tufo, il sito venne trasformato in un cimitero in seguito alla tremenda pestilenza che colpì Napoli nel 1656; durante la II guerra mondiale divenne un vero e proprio luogo di culto, poiché le signore napoletane vi si recavano a prendere un teschio ciascuna, convinte fosse un mezzo efficace per comunicare con l’aldilà. 


Dopo esserci soffermati sui principali monumenti, il nostro tour non può che concludersi con uno degli aspetti più importanti della cultura napoletana: il cibo. A Napoli è praticamente obbligatorio assaggiare una delle meravigliose pizze che la città sforna da tempo immemore e tra cui spicca la celebre “pizza margherita”, realizzata nel 1889 in onore dell’omonima regina; la pizza, in realtà, vanta delle radici ancora più antiche, tanto che la prima vera pizzeria (la famosa Pizzeria Port’Alba) aprì già nel 1738. Per chi preferisce invece la pasticceria, la città ha da offrire i suoi rinomati babà (o babbà) o una fetta della sua ottima pastiera napoletana. 

Norimberga, 01.07.2017 Jessica Dionigi